
La trasposizione cinematografica dell’omonimo fumetto è stata realizzata a quattro mani, e come per “Persepolis” la regista iraniana ha scelto di dirigere il film assieme al collega illustratore Vincent Parronaud. Se il primo lungometraggio era un film d’animazione con l’intensità di una storia reale, in “Pollo alle prugne” accade il contrario: la pellicola è filmata con attori in carne ed ossa ma vanta elementi onirici e fantastici che ci proiettano in una dimensione surreale. Sin dall’inizio, osservando i giochi di luce e i forti chiaroscuri, ci accorgiamo che non si tratta di una pellicola in stile classico, e scena dopo scena comprendiamo sempre più la vicinanza di “Pollo alle prugne” all’arte del fumetto. Flashback continui frantumano la narrazione lineare, e l’unica alternativa è quella di abbandonarsi e farsi trasportare dai registi nel loro cosmo fatto di saggi, diavoli e tutta una schiera di personaggi caricaturali. La Satrapi e Paronnaud non creano solo situazioni irreali, ma utilizzano proprio elementi estranianti come scenografie in computer grafica nelle quali agiscono i personaggi reali, oppure impiegando una fotografia dai cromatismi ipersaturi.
“Pollo alle prugne” è una meraviglia per gli occhi, oltre che un grande esempio di cinema: lo spettatore è deliziato dalle inquadrature e dai movimenti di macchina di un’opera d’arte che ci pone davanti all’estetica pura. La pellicola, oltre ad essere un ottimo prodotto dal punto di vista tecnico, porta a riflettere su un tema importante: il libero arbitrio. Quando seguiamo i costumi o i dettami altrui e soffochiamo quindi la nostra volontà provochiamo dei danni a volte irreparabili, che rovinano per sempre la nostra esistenza. Siamo nati per essere liberi: se tarpiamo le ali ad un uccello, quale sarà l'unico risultato possibile? La sua caduta. Nota conclusiva: è consigliata la visione anche a chi abbia letto il fumetto, rispetto al quale sono stati modificati alcuni elementi.
Autore: Francesco Volpi
Fonte: http://filmedvd.dvd.it/
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