Programmare è creare. Ma la creazione non è esattamente come l'opera di
un artista, il creatore in questo caso è più simile ad un dio. Ciò che
viene creato non è un oggetto ma è un sistema, cioè un mondo. Un mondo
con i suoi confini, le sue regole e il suo tempo. Un meccanismo con
elementi precisamente posizionati e pronti ad interagire tra loro ad
ogni passo. Ingranaggi che danzano al tempo di miliardi di battiti al
secondo. Un mondo dentro al mondo. Velocissimo se osservato nei sui
quanti, a volte irritabilmente lento nei nostri monitor. E' un mondo a
livelli, come il nostro, parte dalle particelle e arriva agli organismi
viventi. L'informatica ha permesso di programmare mondi su livelli via
via sempre più alti materializzando sistemi sempre più organizzati.
Forse anche in questi mondi potrà un giorno nascere qualcosa di molto
simile alla vita. Mondi con organismi che si fanno beffa della estrema
semplicità degli ingranaggi che li compongono e che ignorano
scioccamente la mostruosa complessità di cui sono rappresentanti. Per la
teoria dell'informazione il nostro mondo è fondamentalmente uguale a
qualunque sistema di elaborazione, cioè al mondo dei programmi. Il mio
pensiero finale è dunque il seguente: ammettere l'esistenza di Dio non è
forse la stessa cosa che ammettere l'esistenza di Matrix? Allora perché
in un caso si chiama religione e nell'altro solo fantascienza?
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