giovedì 3 maggio 2012

"L'ABIURA"...eppur..




“Noi concediamo all’imputato il tempo di prepararsi al pentimento”

Stava seduto davanti alla giuria appoggiato allo schienale della sedia. Era una sedia scomoda e nodosa, di quelle che s’imprimono sulla pelle. La luce del sole attraversava la stanza e investiva solo parzialmente la figura dell’imputato che a vederlo pareva spento. Le braccia giacevano stanche sulle sue gambe e le mani si stringevano a vicenda con forza come se lottassero o come se fossero l’unica espressione di vita nel suo corpo, ma non era così. I suoi occhi erano vivi. E con essi vide la giuria che lo guardava e confabulava interrottamente producendo un brusio scomposto che si propagava per tutto il tribunale. Vide che era circondato da giudici e si rese conto che era al c’entro della stanza. Come a seguire l’armonia dei giudici, anche la stanza era circolare. Si guardava attorno. Era un’attesa snervante, forse, inutile. Vide la frase che era scritta sopra i giudici “La vita è uguale per tutti” e involontariamente, rabbrividì. Ecco era il suo turno, si alzò dalla sedia e iniziò a parlare.

“Io, vorrei…si voglio, sono pronto a confessare tutto quello che vi piacerà, perché sono giovane e tale voglio restare…essendo gravemente sospetto di eresia per aver pensato alla morale, o per aver malinconicamente affrontato le giornate di sole in tempi felici…e volendo io cancellare dalla vostre menti questo terribile sospetto, qui davanti a voi, abiuro, rinnego e detesto gli errori suddetti e le eresie…io proclamo che la vita è sempre bella, che bisogna essere sempre felici e che la vita va vissuta sempre al massimo senza ritegno e senza controllo, che ogni lasciata è persa e che bisogna provare tutto, bisogna sballare, bisogna perdersi per ritrovarsi. Io dichiaro che bisogna seguire il proprio cuore, che gli amici sono quelli che ti dicono sempre si, che le difficoltà non esistono, che le difficoltà non servono, che… che oggi è il più bel giorno della mia vità”

Chiuse gli occhi e si girò verso la porta. Camminava lentamente scivolando sul pavimento lucido senza rumore…i giudici ammiccavano sereni e compiaciuti tutt’intorno nella sala…aprì gli occhi e schiarì la vista prima di pronunciare il suo pensiero più vivo: “eppur si muore”





pubblicata da Salvatore Di Francia






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